Quale scuola scelgo....? Focus Orientamento

CHE COSA DEVO STUDIARE?

Ciò che mi stimola o quello che potrà darmi lavoro?

 

Nella mia professione, sono spesso a contatto con neomaggiorenni che stanno per compiere una scelta molto importante: continuare a studiare ed iscriversi ad una Università, oppure prepararsi ad entrare nel mondo del lavoro?

Per coloro che decidono di continuare a studiare ed iscriversi ad una Università si pone una questione rilevante: cosa studiare?

Potrei dire che, a sensazione, più passa il tempo e più sembra che i neodiplomati siano indecisi, di fronte a questa domanda; questa, però, è solo una impressione, perciò, restando su fatti oggettivi è evidente che il ventaglio delle scelte di studio si sia, negli anni, allargato. Aumentando le possibilità di scelta, aumentano anche le difficoltà, dato che l’offerta è sempre maggiore.

Fortunatamente, nel tempo, sono anche aumentate le possibilità per orientarsi al meglio e le figure deputate a ciò, che fino a pochi anni fa, non dimentichiamolo, nemmeno esistevano. Nonostante questo, però, è ancora difficile operare una scelta consapevole.

La domanda che, senza ombra di dubbio, mi viene maggiormente rivolta è questa: “Che cosa mi conviene studiare? Ciò per cui mi sento portato, oppure è meglio scegliere un corso di laurea che mi garantisce più possibilità di lavoro?” Premettendo che non ha senso categorizzare la questione sui binari giusto/sbagliato, conveniente/non conveniente e che in taluni casi le due opzioni possono anche coincidere (per ciò che in quel determinato momento il mondo del lavoro sembra offrire), io credo che entrambe le scelte possano avere la loro validità.

Credo, però, che abbia anche senso posizionarsi, relativamente a questa questione.

Prima di scegliere un proprio e comunque relativamente lungo percorso di formazione è opportuno domandarsi se ci si sente pronti ad impegnarsi e a mettersi in gioco in ambiti che non hanno la nostra attenzione principale e che non ci interessano totalmente. Ha senso, a questo punto, mettere anche in conto una percentuale di fatica in più, dato che gli argomenti di studio e di pratica non saranno i nostri preferiti.  Coloro che scelgono un percorso di studio sulla base di maggiori percentuali future di occupazione, ovviamente, devono collocarsi in una prospettiva che li vedrà occupati per molti anni in un ambito che, per caratteristiche personali, non avrebbero valutato e scelto.

Se si è realmente convinti di quello che è appena stato scritto, allora, l’opzione di intraprendere un percorso di studi “perché può più facilmente darmi un posto di lavoro” può essere valutata, ma credo che con queste domande già in molti si orienterebbero altrove.

Non è sempre possibile, per i più svariati motivi, svolgere una professione scelta da noi, che ci piace realmente o, quantomeno, che si avvicina ai nostri desideri. Alcune persone cominciano a costruire i propri desideri per poi realizzarli e realizzarsi (in tal senso); altre cominciano a costruirli, ma non avranno la possibilità di realizzarli; altre ancora danno spazio a percorsi che, sulla carta, garantiranno maggiori probabilità di occupazione, non assecondando le proprie inclinazioni già in partenza.

Ciò che è importante a prescindere è la consapevolezza di una scelta e la valutazione delle possibili conseguenze che questa, irrimediabilmente, porterà.

 

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