Il post-Covid19: cosa sta succedendo?

Ormai da mesi ci vengono proposti, sulle varie testate giornalistiche e anche sul web, diversi articoli riguardanti il boom di dimissioni che sta attraversando anche l’Italia, anche se non (o non ancora) con le stesse proporzioni che stiamo osservando in America.

I pareri a riguardo si sprecano…

C’è chi sostiene che i lavoratori non siano più disposti ad accettare le stesse condizioni pre-pandemia, chi dice che il “movimento” è guidato dagli insoddisfatti della retribuzione, che il tempo libero ora ha assunto diversa priorità… E, ancora, chi sostiene che i giovani non abbiano più voglia di lavorare…

Molto probabilmente è riduttivo pensare che dietro ogni singola dimissione vi sia una sola ragione. Soprattutto oggi, con un mondo del lavoro italiano altamente volatile, imprevedibile e poco tutelante, chi può vantare una buona posizione lavorativa, è certamente predisposto a difenderla, non a imbarcarsi in avventure con alto indice di imprevedibilità.

La vera domanda è: la mia bilancia da che parte pende? Da quella dei più o dei meno?

Il Covid ha portato le persone non tanto a porsi domande nuove, bensì quesiti vecchi, ma nascosti, seppelliti da una coltre di polvere creata dalla quotidianità, dalla routine che ha spinto moltissime persone ad andare avanti senza domandarsi troppo il perché, semplicemente perché si è fatto sempre così.

Ebbene, oggi è davvero tutto diverso, dopo il Covid; chi si è dovuto forzatamente fermare è stato costretto a porsi quelle domande che non si faceva da tempo o che, facilmente, non si era nemmeno mai posto. E quando tutto è ricominciato le risposte che valevano prima del marzo 2020, non avevano più la stessa forza e validità di prima.

E così, oggi, alla fine di tuti i conti, che inevitabilmente ognuno di noi deve fare e fa, “valori” quali il tempo da dedicare alla famiglia, i momenti con gli amici, il posto dove si sceglie dove vivere (non più necessariamente legato a dove si lavora), il tempo che serve a pensare e a riordinarsi le idee, hanno assunto un peso di rilevo sulla bilancia prima citata e sono diventati fondamentali per capire da che parte, una volta, sganciata, essa penderà.

Quante volte abbiamo giustificato diverse nostre scelte, solo perché dettate da pure esigenze di lavoro?

Per quanti di noi il criterio per scegliere dove mettere su casa è stato spesso dettato solo ed esclusivamente dalla vicinanza rispetto al posto di lavoro?

Per quanti di noi l’orario di lavoro è incompatibile con quello familiare o privato, eppure non facciamo nulla a riguardo?

A quante cose (importanti?) abbiamo dovuto rinunciare perché non avevamo il tempo o le forze per farle?

Allora, ti invito a fare una cosa molto semplice: costruisci metaforicamente la tua bilancia, con estrema onestà intellettuale, rispondendo in maniera sincera solo a te stesso. Da quale parte pende? E se pende dalla parte dei meno, cosa puoi fare, realisticamente, per ri-equilibrare il tutto?

Buon lavoro!